La via senza nome di questo Everton

Proviamo a riportare in vita questo blog, senza alcun tipo di velleità e con totale libertà di scrittura. Nessun paletto, nessun ripensamento, nessun lavoro di limatura ed altro: quello che si pensa, si scrive. Quindi, visto che la mente deve diventare la penna stessa, in giornata si è incappati nel licenziamento di Frank Lampard da parte dell’Everton. Sorprendente? Tantissimo, forse quanto un post fotografico di qualche influencer con una fetta di pizza in mano e la pizza stessa sul tavolo completamente intatta.

La carriera d’allenatore della leggenda dei blues fa tenerezza: così giovane, così poco avvezzo a prenderne una. Dopo il promettente avvio con il Derby County, bravo a salutarlo prima dell’imminente tracollo viste le folli spese degli anni passati al fine di salire al piano alto, le successive esperienze sono state fallimentari: con il suo Chelsea ha perso due finali per poi essere rimpiazzato da uno che è andato a vincere la Champions League, mentre con l’Everton è stato in grado di mandarlo ufficialmente all’obitorio. Sono rare le carriere iniziate in modalità ancora più precarie, perché di prassi si è soliti tirarli giù dalle spese e dai radar certi elementi. Il peso del personaggio è importante, la storia parla per lui, ma allo stesso tempo non affiderei dei bambini a Tiberio.

Foto d’archivio, fatta con un’innata incapacità nell’utilizzare una reflex

La verità è che queste righe sono state scritte per parlare di altro: il tracollo dell’Everton. Non si parla di classifica, si parla proprio di società. La fenice può rinascere dalle proprie ceneri, però le toffees hanno mai avuto le sembianze di una fenice? Da quando ha memoria chi sta scrivendo in questo blog, il migliore piazzamento della squadra di Liverpool è un quarto posto nel lontano 2005: a sedici punti dal terzo, il Manchester United, e a meno trentaquattro dai campioni del Chelsea, guidati da un giovane Mourinho. Ciò che si vuole far capire è che, sempre chi sta scrivendo, non ha mai visto un Everton glorioso o sicuro dei propri mezzi. Era l’8 Agosto 2015 quando si era seduti al Goodison Park per assistere alla prima stagionale contro il Watford: Lukaku da una parte, Ighalo dall’altra. Gli anni passano, sembrano passati lustri. Si ricorda l’eccitamento nei confronti di quel giocatore belga, una quasi ossessione che se una squadra fosse blasonata non dovrebbe presentarsi in dosi così massicce. Quindi, una volta ufficializzata la realizzazione di uno nuovo stadio qualche anno dopo, potete solamente immaginare qual’è stata la reazione dei tifosi.

Lo stadio verrà costruito vicino al fiume Mersey e sarà una gioia per gli occhi, nonostante il lungo travaglio effettuato per realizzarlo. Sarà uno dei tanti stadi moderni dove uno assomiglia all’altro, viviamo in questa dannata epoca, ma lo stupro nei confronti della città portuale verrà dimenticato in poco tempo. Certo, fa sorridere che dopo l’annuncio del progetto, quindi nel 2017, la squadra è andata sempre peggio in quanto a stabilità: da Koeman ad Allardyce nel 2017, quindi da uno sguardo straniero ad uno degli allenatori più stereotipati in circolazione; da Allardyce ad un giovane Silva, con ottica futura, ma mandato via dopo diciotto mesi; da un Silva ad un esperto Ancelotti, apparentemente in una fase calante dopo l’avventura a Napoli, quindi un cambio totale di filosofia dal giovane al vecchio; un Ancelotti che saluta per lidi più importanti ed un Benitez che arriva, leggenda della parte rossa della città; dal disastroso spagnolo all’ancora più disastroso Lampard. Una costante discesa verso gli inferi, senza un’apparente visione futura, dove il prossimo potrebbe avere a che fare direttamente con Lucifero.

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